
ROMANZO DI MASSIMILIANO RICCARDI – EDIZIONI CINQUEMARZO
“Il male esiste.
Esistono gli uomini che lo commettono come ci sono coloro che cercano di fermarlo. Ma tutto ciò che è malvagità è davvero definito e facile da riconoscere? Chi agisce nella zona d’ombra commettendo atti miserabili è sempre e soltanto lui a essere un mostro? Forse pensare al singolo atto di cattiveria distrae da quello che è il vero problema. “La fabbrica dei mostri”. Esseri spregevoli, insospettabili. Con le loro azioni lasciano in eredità un fardello di marciume e squallore che alimenta l’infinita e tragica “catena di montaggio” produttrice di dolore e sofferenza.
A causa di una serie di efferati delitti che sconvolgono una tranquilla cittadina di provincia, gli investigatori si troveranno a ripercorrere, ognuno secondo le proprie inclinazioni e livello di sensibilità, il sentiero dell’oscura memoria. Un serial killer spietato e la sua macabra follia, saranno lo spunto per porsi domande fondamentali sulla vita, sull’amore, sull’infanzia rubata e tradita.
L’azione si farà incalzante sino all’epilogo finale. Un dramma che non offre risposte definitive, dove i protagonisti possono solo essere spettatori sull’orlo dell’abisso.”
Ho trattato un tema che mi appassiona e che per motivi personali e successivamente professionali mi ha molto colpito. La violenza. La guerra, gli abusi sessuali, la solitudine, l’amore, la speranza, sono tutti ingredienti di questo romanzo. Ogni singolo personaggio, sfumatamente parla di me, di cose viste accadere a persone a me care o subite e vissute in prima persona. Ho voluto raccontare di fatti dolorosi e devastanti usando l’escamotage del romanzo noir, non solo, ho anche decontestualizzato l’argomento proponendolo in uno scenario che non è quello abituale e ben conosciuto per il lettore italiano. Volutamente. Per citare Zavattini: “il tentativo non è quello di inventare una storia che somiglia alla realtà, ma di raccontare la realtà come se fosse una storia”. Ho scelto di non permettere a chi legge di aggrapparsi a riferimenti culturali noti. Il desiderio è quello di proporre una bella storia, un’avventura, cruda e dura, ma proprio grazie a questo diversivo narrativo toccare poi corde emotive che in questo modo vengono appena sfiorate e non appesantite dalla mano della realtà che è ancora più pesante. Ci sono riuscito? Non lo so. Chi legge è l’unico arbitro. L’apprezzamento e il piacere della lettura sono giudizi di valore che lo scrittore non può dare. Tutti i protagonisti hanno per un momento della loro vita dovuto scegliere che indirizzo dare alla propria esistenza. Gli omicidi e la caccia al serial killer sono alla fine lo spunto e la cornice per meglio ripercorrere le singole personalità. Il nome del personaggio centrale è Joshua. Non siamo forse tutti dei “poveri Cristi” in balia del mondo?